Articolo apparso con il titolo, La nostra pratica per nuovi soggetti sociali, sul numero 125 (novembre/dicembre 1994)
della rivista Il Grande vetro
Parlare oggi di centri sociali autogestiti, dopo il grande interesse suscitato dal Leoncavallo, è
fondamentale; soprattutto se a farlo sono i centri sociali stessi. Ciò perché dall'esterno i pareri
sono viziati da pregiudizi più o meno evidenti: si va dall'attacco indiscriminato dei giornalisti alla
Feltri, al paternalismo del Manifesto. Ma se è vero che a livello nazionale i mass-media stanno
occupandosi dei C.S.O.A., a Livorno la situazione è immutata rispetto a mesi fa; le attività svolte
dal Godzilla non vengono pubblicizzate e i pochi articoli denotano delle incomprensioni di fondo.
Quando nel dicembre '93 fu occupato il Teatrino delle Commedie, il giornale locale usò lo stesso
tono comunemente usato dal Manifesto, definendoci come "bimbi che vogliono un luogo per
suonare": tutto questo non è che ci meravigli più di tanto, ma il nostro intento era e resta diverso.
Negli ultimi anni abbiamo assistito al graduale abbandono del territorio da parte della sinistra
istituzionale, e l'occupazione del Teatrino rientrava in un discorso di riappropriazione del
territorio, del tessuto sociale cittadino (ma non solo), diventato campo di conquista da parte
della destra; infatti il voto giovanile nella "città più rossa d'Italia" alle ultime elezioni, ha dato segnali
preoccupanti.
Uno spazio occupato in grado di offrirci e di offrire una maggiore possibilità di utilizzo dell'attuale, è
per noi indispensabile per combattere il nuovo fascismo e il suo potere mass-mediologico, ed è un
potente mezzo di comunicazione alternativo, restando per ora solo un sogno l'apertura di una radio
antagonista a Livorno.
La creazione di uno spazio sociale tendente ad espandere il virus dell'autogoverno al maggior
numero possibile di soggetti sociali, ha in realtà suscitato un interesse contrario da parte dei partiti
di sinistra cittadini, i quali hanno visto nel Godzilla un loro nemico (giustamente), ma non hanno
colto la natura politica del nostro progetto, il quale non deriva esclusivamente da repressioni
esistenziali.
Partecipando alle attività del Centro si entra a contatto con una varietà di soggetti politici, con un
insieme di linguaggi, percorsi ed esperienze diverse, in continua evoluzione e in relazione tra loro:
quasi un laboratorio politico multimediale, che ha il suo momento di confronto
nell'assemblea, dove non ci sono gerarchie o "comitati centrali", ma dove ognuno può dire la propria
idea e dove vige il principio della democrazia diretta. Certo non siamo il prototipo della futura
organizzazione sociale, ma il laboratorio di sperimentazione di nuove forme organizzative forse si.
Secondo noi questo è un altro elemento per cui siamo visti come dei devianti (e in un certo senso
lo siamo) dall'ambiente politico-amministrativo: in una società dove tutto è organizzato
gerarchicamente e i nuovi modelli sociali sono imposti dalla televisione, dove anche le forme di
protesta sono dettate da chi si vuole contestare, la possibilità di entrare in contatto con forme di
organizzazione interne più aperte, con luoghi dove è possibile sviluppare i propri progetti, può far
crescere nuovi soggetti che non si riconoscono più nei partiti della sinistra storica (ormai morti e
sepolti, ridotti esclusivamente a un apparato burocratico svincolato dalla realtà sociale). Questo
nonostante alcune persone appartenenti al "governo cittadino" abbiano tentato di coinvolgerci nei
loro progetti e nelle loro iniziative, senza tuttavia comprendere una diversità fondamentale tra noi e
loro: le nostre iniziative non sono finalizzate ad un aumento esclusivamente numerico, insomma
non andiamo in cerca di voti, ma ad aumentare la nostra "radicalità" nel territorio e alla
creazione di un area politica di autogoverno ( la quale non si limiti a governare e riprodurre gli attuali
organismi, ma cerchi di crearne di nuovi).
Ultimamente, per esempio, abbiamo partecipato a delle manifestazioni con le parole d'ordine di
salario garantito e riduzione drastica dell'orario di lavoro, parole che
suscitano un minimo di diffidenza da parte di chi è abituato a vedere nello sviluppo industriale e nel
posto di lavoro sicuro il proprio futuro; per aumentare esclusivamente i consensi intorno a noi
avremmo potuto benissimo aggiungerci al coro di protesta oggi presente nel territorio nazionale, ma
secondo noi ciò non porta a nulla.
La crisi presente oggi in Italia e nel resto del mondo è endemica, e non periodica, cioè il punto
massimo di ripresa sarà sempre inferiore al precedente e la piena occupazione è ormai impossibile
da raggiungere, per due motivi: l'evoluzione tecnologica, che riduce la quantità di lavoro
umano necessaria alla produzione ( la quale non è un male se viene vista da una posizione non
capitalista) e il trasferimento dei processi produttivi nei paesi dove la manodopera ha un
costo inferiore, con il relativo sfruttamento di tali popolazioni.
Di fronte a tale tendenza c'è bisogno di un movimento sociale che porti avanti una pratica capace di
risolvere realmente tali problemi e recuperi parole d'ordine che sappiano unire quei settori di
popolazione che occupano una posizione subalterna nei rapporti di produzione, di un movimento
che passi da una forma di lotta difensiva ad una offensiva, che metta in moto un processo
culturale antagonista. Salario garantito e riduzione drastica dell'orario di lavoro rappresentano
le uniche alternative possibili alla società del lavoro.
La nostra speranza è che ciò venga compreso da quei settori dell'autorganizzazione che non si
riconoscono più nella politica contrattuale e non conflittuale del sindacato, e magari
da forze politiche che ancora si considerano comuniste.
In un contesto di confronto teorico rientrano le nostre collaborazioni con le riviste "Marx 101",
"Capitalismo, natura e socialismo" e, ovviamente, "Il Grande vetro"; i seminari da noi organizzati
all'interno del Centro (nell'ultimo anno abbiamo avuto incontri con S.Latouche, A.M.Iacono, P.Virno,
S.D'Albergo, più due cicli di seminari con M.Turchetto e J.Agnoli); e le nostre pubblicazioni
("La società punitiva", TraccEdizioni, Piombino 1991, in cui è presente un saggio di M.Foucault,
uno di F.Ewald e uno di M.Coglitore; "Résumé des cours 1970-1982", BFS, Pisa 1994, che
raccoglie i seminari tenuti da Michel Foucault al Collège de France), frutto dello studio collettivo
delle opere di Foucault.
Csoa Godzilla - (Conraid)
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